Il 6 dicembre 2024, nella sala consiliare del Comune di Canicattini Bagni, si è tenuto il convegno “Canicattini Accogliente: Dieci anni di progetti SAI. Sfide e prospettive”. È stato un momento di riflessione e celebrazione per ripercorrere un’esperienza che, dal 2014, ha cambiato il volto di questa piccola comunità siciliana, trasformandola in un modello di accoglienza diffusa e inclusione sociale.Grazie alla collaborazione tra l’Amministrazione comunale, le imprese sociali Passwork e La Pineta, e il contributo della cittadinanza, in questi dieci anni Canicattini Bagni è diventata un punto di riferimento nazionale. Qui hanno trovato accoglienza e speranza giovani migranti non accompagnati, donne vittime di tratta e nuclei familiari in fuga da guerre, persecuzioni e povertà

Numeri che raccontano un impegno concreto

Dal 2014 a oggi sono stati attivati oltre 3400 servizi per sostenere l’integrazione di più di 250 minori stranieri non accompagnati ospitati nelle comunità alloggio gestite da La Pineta e nella struttura “Casa Aylan” di Passwork. Attualmente sono 27 i ragazzi accolti nelle strutture de La Pineta e 10 quelli ospitati a Casa Aylan. Attraverso percorsi di alfabetizzazione, formazione professionale, assistenza sanitaria, mediazione culturale e attività di socializzazione, molti giovani hanno potuto costruire un futuro autonomo. A conferma di ciò, sono stati attivati 80 tirocini, molti dei quali trasformati in contratti di lavoro. Questo ha permesso a numerosi ragazzi di raggiungere l’autonomia abitativa e lavorativa, scegliendo di rimanere nel territorio di Canicattini Bagni.

Un grande impegno è stato dedicato anche alle donne vulnerabili e ai nuclei familiari fragili accolti nella struttura SAI DM Obioma, gestita da Passwork. Qui sono stati realizzati oltre 4000 interventi, tra accompagnamenti, percorsi di autonomia abitativa, inserimenti lavorativi e assistenza psicologica.

Ma non è tutto: la struttura Obioma ha aperto le porte anche a volontari del Servizio Civile e tirocinanti universitari, dimostrando come l’accoglienza possa coinvolgere e arricchire l’intera comunità. Attività come la “Festa del Vicinato” sono esempi concreti di come l’integrazione possa diventare partecipazione attiva e reciproca.

Un modello di buone prassi

Durante il convegno, il Sindaco Paolo Amenta, insieme ai Presidenti di Passwork e La Pineta, Sebastiano Scaglione e Mario Mineo, ha sottolineato come l’accoglienza abbia non solo trasformato la vita dei beneficiari, ma anche arricchito il tessuto sociale ed economico del territorio. Gli eventi culturali e sociali, come la Festa del Rifugiato, il Festival Jazz e i concerti dei Modena City Ramblers e del jazzista internazionale Francesco Cafiso, sono solo alcune delle iniziative che hanno rafforzato il legame tra migranti e comunità locale.

           

Fondamentale ruolo di formazione e lavoro nell’autonomia dei giovani migranti: c’è una vera urgenza di costruire politiche strutturali per affrontare il difficile momento del “dopo di noi”, quando i ragazzi, al compimento dei 18 anni, devono uscire dal sistema di accoglienza SAI e affrontare la vita adulta. È un passaggio delicato che deve essere sostenuto con azioni concrete e strutturate.

L’etnopsichiatra Aldo Virgilio ha messo in luce il coraggio della città e della comunità di Canicattini Bagni nel confrontarsi con la realtà dell’immigrazione. Non solo un problema sociale, ma un fenomeno che impatta sulle vittime e sulle dinamiche di integrazione sul territorio. Un lavoro di relazione che, seppur difficile, ha generato risultati tangibili, grazie anche al supporto delle strutture locali.

Francesco Reale, Segretario Generale della Fondazione Adecco, ha spiegato come la formazione e la conoscenza della lingua siano essenziali per rendere i migranti autonomi. L’obiettivo è farli entrare nel mondo del lavoro e far sì che diventino parte integrante della comunità, anziché rimanere in una condizione di fragilità. La Rete SAI è un esempio concreto di come l’inclusione e l’autonomia possano diventare una realtà.

Un racconto emozionante di questa esperienza di inclusione è arrivato dal video “Insieme per mano”, realizzato dagli ospiti dei progetti SAI con la regia di Giuseppe Ficara. In questo video si racconta l’integrazione dal punto di vista dei diretti protagonisti, con la voce dei coordinatori dei progetti Passwork e La Pineta, Andrea Baffo e Simona Cascio, che hanno posto l’accento sul problema del “dopo di noi”: come supportare i giovani migranti quando devono uscire dal sistema di accoglienza per affrontare il mondo esterno da soli.

Sara Marano, Dirigente dell’Ufficio Immigrazioni della Prefettura di Siracusa, ha ricordato come la Prefettura giochi un ruolo fondamentale nel coordinare le azioni degli enti locali, creando una rete solida per garantire l’integrazione. È stato inoltre annunciato l’avvio di un tavolo per discutere la questione dell’inabilità, un tema che ha bisogno di particolare attenzione.

Anche Danilo Travaglione di ANCI nazionale ha sottolineato l’importanza di ascoltare le realtà locali per costruire un’azione più completa e inclusiva. L’associazione dei Comuni sta lavorando per semplificare i meccanismi di ingresso nel sistema di accoglienza, potenziando anche gli incentivi per i Comuni che ospitano strutture di accoglienza, senza dimenticare la delicata situazione dei minori non accompagnati.

Infine, Saverino Richiusa, del Dipartimento Famiglia e Politiche Sociali della Regione Siciliana, ha parlato della diffidenza che ancora persiste sulla questione abitativa, ma ha anche rassicurato sulla disponibilità dei fondi regionali per favorire l’inserimento lavorativo e sociale. Inoltre, la Regione Siciliana è l’unica a disporre di un Elenco regionale dei Mediatori che supportano l’integrazione culturale e sociale, un’ulteriore risorsa a disposizione delle comunità siciliane.

               

A seguire le testimonianze della permanenza positiva a Canicattini Bagni di tre giovani che hanno intrapreso il percorso autonomo di vita, inserendosi nel mondo del lavoro, grazie alla formazione e alla sensibilità della Comunità che li ospita.

Costruire un’idea diversa dell’immigrazione, vista come risorsa, creare memoria, sostenendo politiche di accoglienza e inclusione, iniziando dalle scuole europee, ma soprattutto lavorare per costruire una banca dati del DNA delle vittime del tragico naufragio del 3 ottobre 2013 a largo di Lampedusa, nel quale morirono 368 persone, è stato il contributo al dibattito portato da Tareke Bhrane, Presidente del Comitato 3 ottobre Lampedusa.


Guardando avanti: costruire normalità

Come evidenziato da Virginia Costa, Direttrice del Servizio Centrale SAI, il percorso di Canicattini Bagni rappresenta una “buona prassi” che deve diventare la normalità. Oggi, oltre il 25% dei Comuni italiani è impegnato nell’accoglienza diffusa. Restano ancora aperte sfide importanti, come migliorare l’accesso al lavoro, semplificare le procedure e garantire un maggiore sostegno finanziario per accompagnare i beneficiari verso una piena autonomia.

Questi dieci anni sono stati un viaggio condiviso, fatto di impegno, relazioni e speranze, che insegnano quanto l’accoglienza possa essere una risorsa per tutti, se vissuta con umanità e responsabilità.