Sono storie che lasciano il segno quelle che raccontiamo in questo Blog. Storie che suscitano rabbia ma anche commozione, raccolte nel percorso di integrazione di Obioma. Storie che, per fortuna, alla fine si aprono al sorriso e alla speranza, per ricomincia una nuova vita.

Come la storia di Nafisa, ragazza somala di 24 anni, ospite insieme alla figlioletta di 6 mesi del Centro Sprar Obioma di Canicattini Bagni, che ha attraversato la Somalia, il Sudan e la Libia, perdendo nel deserto il marito, con il quale nel 2013 è costretta a fuggire dal suo Paese a causa della guerra e dei disordini generati dal gruppo di fondamentalisti di Al Shabab. Il marito di Nafisa si rifiuta, infatti, di combattere con il gruppo terroristico, per cui l’unica alternativa è stata la fuga. Insieme arrivano in Sudan dove sono rimasti una settimana. Nel tragitto tra il Sudan e la Libia però vengono separati e caricati in due camion diversi. Da quel momento non avrà nessuna notizia del marito, sino a qualche mese addietro, quando, attraverso Obioma, saprà che si trova in Germania sano e salvo.

Nel camion con Nafisa c’erano altre donne, circa una settantina. Una volta in Libia, dopo una drammatica attraversata del deserto, Nafisa viene rinchiusa in una casa assieme alla sue sventurate compagne di viaggio. Qui resterà per tre mesi, malata, incinta e senza ricevere alcuna cura. Dormiva rannicchiata per il dolore al ventre, tanto da non riuscire più ad alzarsi arsi e camminare, proprio a causa della mancanza di cure.

Dopo qualche tempo, anche per lei arrivata il momento dell’imbarco e del tentativo di traversata del Mediterraneo per arrivare in Italia, in Sicilia, aiutata da alcuni suoi connazionali che la caricano letteralmente sul barcone, vista la sua impossibilità a muoversi.

Superato il viaggio, in Sicilia per le sue precarie condizioni di salute, per la gravidanza a rischio e per il suo fisico fortemente debilitato, viene subito ricoverata in ospedale per le cure. Nel frattempo, il marito sbarcato anch’egli in Sicilia la cerca in ogni Centro e ospedale, senza poterla rintracciare, proseguendo così il suo viaggio che lo porterà in Germania.

La vita di Nafisa subisce un cambiamento, e trova quell’umanizzazione e affetto che le sono mancate nei due anni di viaggio per lasciare la Somalia, quando arriva, nel 2015, allo Sprar Obioma di Canicattini Bagni. «Da quel giorno per me tutto è cambiato – racconta Nafisa, mentre tiene in braccio la sua bambina nata qui sugli Iblei – ho ricevuto le cure necessarie per me e per la bimba che avevo in grembo. Qui ho portato a termine la mia gravidanza, ho partorito mia figlia che ora ha nove mesi ed è bellissima e vivace. Sempre qui ad Obioma, grazie alla fisioterapia e alle cure mediche e alle sedute in palestra, ho ripreso a camminare da sola. Ritrovando la mia autonomia senza più dipendere da qualcuno».

Ad Obioma, Nafisa non ritrova solo la forza fisica di poter badare alla sua bambina e di muoversi, ma ritrova soprattutto quel sorriso e quella voglia di riprendere a sognare, di guardare al futuro, che erano venuti meno con la separazione forzata dal marito e le dure vicissitudini del viaggio affrontato.

«A Canicattini Bagni adesso ho tanti amici – conclude con un sorriso che ne mette in evidenza tutta la giovane età – esco spesso e tutti conoscono la mia piccolina. Non solo, ma sono finalmente felice perché so che mio marito sta bene, in Germania, e presto lo raggiungerò. Adesso inizierò a lavorare e questo mi rende molto contenta e orgogliosa. A volte mi capita di piangere quando ripenso alle sofferenze che ho patito, ma poi guardo mia figlia e penso alla mia vita di adesso, così passa tutto e mi seno felice».